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  LA FABBRICA DEL CONCILIO - UNA CHIESA - UNA CITTA' - S. VIGILIO A TRENTO


La torre Vanga, fatta
costruire dal Principe
Vescovo Federico Vanga nei primi anni del
tredicesimo secolo.


  Museo Diocesiano - Trento 

Duomo di Trento


" ......Ne ha viste tante il Duomo di Trento, come del resto tutte le cattedrali del mondo............  "

 

Nel grande palazzo Thun ci stava il cardinal Gonzaga, direttore dei lavori, con la sua famiglia, 160 persone; nel palazzo Quetta il Cardinal Seripando, assistente di Gonzaga, con i suoi 50 accompagnatori; il cardinal Hohenems ne conduceva 70, Hosio e Simonetta circa 60 per ciascuno e non erano da meno i ricchi cardinali spagnoli. La maggioranza dei vescovi italiani invece, finanziariamente assai meno ben messi, portavano al massimo tre quattro persone. E dunque tutti i palazzi, tutte le case di Trento erano stipate, tanto che servitori e cavalli dovevano starsene sistemati altrove, nei sobborghi di periferia. Alle stelle erano i prezzi egli affitti e dei generi alimentari al punto che i Vescovi più poveri del Regno di Napoli e dell' Oriente furono costretti, per mantenersi a Trento, a ricorrere a un sussidio offerto dalle casse del Concilio. E perfino il prospero Arcivescovo di Praga scriveva poco dopo il suo arrivo all'imperatore Ferdinando I: «Nonostante che abbia un numero di servitori inferiore a tutti gli oratori delle altre potenze - solo 24 persone - ho già speso 24.000 fiorini». Il Concilio fu inaugurato il giorno 13 dicembre 1545. L'assemblea si aprì con una lunga processione che dalla chiesa della SS. Trinità raggiunse la cattedrale dove, presenti quattro cardinali, quattro arcivescovi, ventuno vescovi, cinque generali di Ordini religiosi, quarantadue teologi, otto giuristi, due ambasciatori e otto rappresentanti della nobiltà locale, Cornelio Musso, vescovo di Bitonto, tenne l'omelia ufficiale. Trento come sede del Concilio era stata in verità una scelta di ripiego, inventata dal geniale Giovanni Morone, a quel tempo non ancora cardinale, ma nunzio del Papa alla Dieta di Spira, dopo che erano falliti due tentativi di celebrarlo a Bologna e a Vicenza. Aveva egli dunque proposto la piccola città nelle Alpi perché, territorialmente appartenente all'impero, era gradita ai tedeschi; ma poteva anche essere gradita agli italiani in quanto prevalentemente abitata da italiani e facilmente raggiungibile. E il Papa, PaoloIII, si era lasciato infine convincere, nonostante i suoi dubbi sulla ricettività della cittadina e anche sui sentimenti, secondo lui troppo filo-imperiali, del principe vescovo di Trento Cristoforo Madruzzo.......

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