Duomo di Trento
" ......Ne ha viste tante il Duomo di Trento, come del resto tutte le cattedrali del
mondo............ "
Le reliquie del vescovo sono rimaste sempre nello stesso posto, prima nell' antica chiesa paleocristiana che si
trova esattamente sotto la cattedrale e che si può visitare scendendo per una scala, come se si scendesse nelle
fondamenta
del Duomo; e poi nel Duomo stesso, sotto l'altar maggiore, dove sono tuttora conservate. Al di là di come la «
Passio
Sancti Vigilii » descrive ed esalta le gesta del santo vescovo, Vigilio fu davvero un uomo speciale, tanto da lasciar ricordo di sé in tutto il Trentino e anche fuori, nel
Bresciano, in Alto Adige, in Austria, fino in Baviera. Lo testimoniano le innumerevoli cappelle e chiese dedicate a lui, da Valvestino a Castelrotto, da Moena a Ossana, da
Vallarsa a Merano. Tanto da poter dire che in questa regione, così tormentata dalla differenza dei gruppi etnici, dalle successive innumerevoli invasioni di uomini in arme
venuti dal Nord, dall'asprezza del paesaggio montuoso e dagli immensi conflitti economici e territoriali che si sviluppavano sopra i suoi orizzonti, soltanto la religione
cristiana, promossa e diffusa da Vigilio, riuscì a dare una qualche unità. Unità che in fondo si cerca ancora oggi, tanti secoli dopo, quando l'asprezza del paesaggio è
ormai appianata da innumerevoli strade asfaltate, quando le invasioni dal Nord non sono più di uomini in arme ma di turisti con soldi, ma quando ancora le differenze etniche
riescono a dividere valle da valle. Casa di Dio dunque il Duomo, casa dell' anima e dello spirito, casa della preghiera; ma così tanto, così prepotentemente anche casa
dell'uomo e delle sue follie. Qui l'uomo, vescovo o laico che fosse, ha sempre cercato di mettere in mostra il suo potere, la sua ricchezza, la superiorità rispetto all'
altro, al predecessore, al concorrente al nemico come all' amico. E poiché a Trento per secoli, fino al 1804, il vescovo era anche
principe, feudatario e signore di molti uomini e molte valli, la sua chiesa era destinata a ostentare più di altre la forza e la grandezza
terrena del presule. Più marmi dunque, più ori, più affreschi per mostrare quanto io sono vicino a Dio, nella sua grazia, nella sua benevolenza. Altari e cappelle in
ricordo dei miei morti, più cari dei morti di quel mio pari. Quadri e statue perché ci sia ricordo di me, della mia famiglia affinché le nostre ceneri siano speciali, più
durature, più resistenti delle altrui ceneri. Ma le cattedrali, sono state anche palcoscenico su cui gli uomini potessero esibire la piéce loro magnificenza, della loro
nobiltà, in faccia a Dio, certo, ma soprattutto alla faccia degli uomini. Ne sa qualcosa il Duomo di Trento in un periodo
particolare della storia fu palcoscenico rovente per le pantomine umane non solo il Duomo ma tutta la città. Erano gli anni del
Concilio, tra il 1545 e il1563, e Trento, che allora non contava più di seimila abitanti, era invasa da prelati, duecento all'incirca, numero però che andava moltiplicato a
causa dell'ingentissimo seguito che costoro si erano portati dietro, 1672 persone, stando a un catalogo delle presenze - un dépliant
turistico? Un comunicato stampa? - datato 1562.....
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