a Trento
CASTELLETTO DEI VESCOVI - PALAZZO PRETORIO - TORRE DI PIAZZA
I silbratori <
minatori d'argento >presenti o residenti nell'ambito della
curia di Trento, si riunirono nel Palazzo dell'Episcopato
l'otto marzo del 1185. L'assemblea fu presieduta dal vescovo
Alberto de Campo. Costui sedeva nel vano della finestra che
<è più vicina al muro di San Biagio, alla sommità della
scala per la quale si sale dal coro di San Vigilio, alla
Cappella>. Raggiunto l'accordo, i minatori presenti
approvarono con il grido di <sea, sea, sea!>. Il coro della
cattedrale, dunque era direttamente collegato
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con la
cappella palatina di san Biagio. La scala fu eliminata nelle
ristrutturazioni settecentesche e modificato sensibilmente
l'ordine medievale dei piani, sostituita da un'ardita
scalinata pensile ancorata al muro lapideo sud dell'edificio,
quello cioè, prospiciente la parte absidale nord-est. saliva
allo spazio residuo della cappella superiore posto in
comunicazione con il piano sommitale
che venne adattato ad abitazione. Tale scala fu
demolita nei restauri della metà del secolo
attuale allorché si restituì dignità
all'appartamento vanghiano. Migliorie e restauri
operarono al Castelletto: Egnone di Appiano
(1248-1273) che trasportò la sede vescovile
nella più consona e sicura residenza del
Castello del Buonconsiglio nel 1427. Alessandro
di Morovia (1423-1444) che riconsacrò la
cappella di San Biagio, nel 1486, vale a dire
nell'anno della sua morta, Giovanni IV
Hinderbach (1465-1486), riconsacrò la stessa
cappella ponendo a testimonianza dell'opera la
bella lapide rinvenuta durante i recenti
restauri. La torre, meglio Campanile di San
Romedio, conclude l'angolo sud-est del
Castelletto |
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del
quale sovrasta, di qualche metro,la
merlatura. E' coeva al Castelletto medesimo
e si vuole costruita anch'essa dal Vanga.
L'affusto di pietra presenta infatti
le caratteristiche murarie dell'edificio a cui
si appoggia. E' stretta, esile, ieraticamente
romanico. Conferisce una nota sacrale alla
fierezza fortificatoria merlata del
Castelletto-Pretorio, stabilendo una
continuità architettonica con l'imponenza del
settore absidale della Cattedrale. All'altezza
del primo ordine di boifore a ghiera di cotto
e con mantelletti, s'intravedono le tracce
della muratura originale corrispondente a
quella, vicina, del castelletto. Era composta
di 4 merli angolari a coda di rondine. La
sopraelevazione in laterizio, che le dona una
lieta nota cromatica di vertice, il
coronamento ad archetti ciechi, pure di cotto
<3 sui lati sud e nord, 4 su quelli opposti>
sopra il secondo ordine di bifore, pure con
mantelletti e la copertura a quattro spioventi
di embrici verdi,
sono posteriori.
Sulla leggenda della Cappella di San Romedio
ci sono tre versioni. San Vigilio (IV-V sec
d.C.) era molto amico di San Romedio, il santo
eremita ritiratosi a penitenza nella grotta
sullo scoglio di una valletta selvaggia
dell'Anaunia, dove oggi c'è il celebre
santuario. Quando l'eremita fu in punto di
morte, desiderò avere al suo capezzale San
Vigilio. Allora la campanella della torretta
suonò, il santo vescovo comprese e accorse ad
assistere l'amico nel momento del trapasso, ne
seppellì la salma e benedisse la prima
cappella del santuario. Altra versione narra
che i due santi avevano in precedenza stretto
una specie di patto, in occasione della venuta
a Trento di San Romedio a cavallo dell'orso; |
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quando la campanella suonerà da
sola annuncerà l'imminente morte di San Romedio.
Infine, secondo l'altra versione, la campanella
si trova nel rifugio del santo eremita. Egli
volle suonarla per chiamare San Vigilio, ma non
ne fu capace. Allora la campanella suonò da se e
San Vigilio che stava a Trento, la udì. Perciò
la campana fu poi portata sul campanile che da
San Romedio prese il nome. Essa è suonata ancora
nel giorno che ricorre la morte del Santo
eremita, vale a dire il 15 gennaio. Nei tempi
passati veniva anche suonata in evenienza di
forti temporali o di gravi pestilenze.
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