a
Rovereto
CASTELLO DI
ROVERETO
Di sommo interesse è la visione che dalla
piazzaforte si ha della Fossa <parco delle artiglierie>. I
muri di pietra a tratti rivestiti d'erba, raggiungono
un'altezza di 15 metri e formano due imponenti cortine; dal
Torrione Malipiero all'aggressivo Sperone D'Aluiano e da qui
al Torrione Marino. A sud c'è il precipizio sul Leno, a est
la Fossa è delimitata da un muraglione scarpato, a nord si
può scendere in via delle Fosse. La pianta del castello ha
forma di un pentagono irregolare con gli angoli bastionati.
Si estende sulla sommità del colle roccioso sovrastante
Rovereto e la valle terminale del Leno. Lì sotto, infatti,
passava la importante strada di Germania e d'Italia. Il
castello deve l'origine della particolare topografia del
luogo, posto allo sbocco nel solco Atesino d'una stretta e
rocciosa convalle < considerevole collegamento col Veneto >.
La strada proveniente dal posto di blocco di castel Lizzana,
doveva per forza passare di qui; il tormentato ambiente
circostante non permetteva scelta. Perciò la genesi della
rocca e dell'ambito di servizio ai suoi piedi, va forse
ricercata ben al di là dei limiti finora proposti. Il
secondo periodo storico del Castello fu quello Veneziano. La
Rocca esce finalmente dall'incertezza per assumere funzioni
di una piazzaforte di grande importanza e tenuta in grande
considerazione dal Governo della Serenissima, quale ridotta
di confine e campo base per eventuali quanto agognate
espansioni verso nord, vale a dire verso il territorio
tridentino vero e proprio. Nel 1413 erano riusciti ad
allargare la loro testa di ponte nel Trentino con la
dislocazione di presidi nei castelli di Lizzana, Pradeglia,
Pietra, Beseno e Rovereto stesso
abilmente sfruttando l'alleanza con i CastelBarco. Tra
i maggiori protagonisti di quel periodo, coincidente con
l'evoluzione degli stati europei e le cui tracce si sono
impresse localmente nella storia, nell'economia e nella
stessa cultura, fu Aldrighetto di Castelbarco signore di
Lizzana e Rovereto. Era figlio di Antonio e di Elisabetta di
Correggio, personaggio tardo medievale, irrequieto,
contradditorio, abile ed efficace rappresentante di quei
signori di confine che, naturale diffidenza suscitano sia da
parte tirolese che da parte italiana. Nel 1405 fu investito
dei feudi paterni il fratello Guglielmo. Di notevole
interesse per l'evoluzione del castello e del borgo
sottostante è il pacchetto di documenti conservati
all'Archivio di Stato di Venezia, pubblicati all'inizio del
secolo da Giuseppe Gerosa, che permettendo una visione
efficace dell'importanza che la repubblica attribuiva a
Rovereto e alla Valle Lagarina.
continua>>>
|
|
|