a
Rovereto
GLI SPALTI
DEL CASTELLO DI
ROVERETO
Dalla corte si sale ( 14 gradini di pietra calcarea )
alla loggia dinanzi alla segreteria. Sul pianerottolo è
conservato un frammento di bomba caduta su rovereto il 24
aprile 1945 uccidendo 9 persone. Sul muro occidentale della
loggia è posto tra varie lapidi, un blasone, in calcare
bianco col leone rampante dei CastelBarco e la data 1507. Fu
ivi affisso negli anni Venti, dopo che venne alla luce nei
restauri di casa baroni. Il che, documenta a Rovereti di una
linea dei CastelBarco, alla vigilia dell'occupazione
imperiale. Nella loggia c'è l'ingresso al Museo Italiano
della Guerra e si sale agli spalti, spettacolari spazi aerei
aperti sulla Valle Lagarina. Dallo spalto minore <loggetta>
del torrione Marino, pavimentato con lastre di calcare, si
scorgono l'imbocco del camminamento che scendeva al nucleo
fortificato a guardia del ponte Forbato e alla porta della
Scala; la Dogana <bastia>, il ponte medesimo, la gola
terminale del Leno, l'ex - setificio Frisinghelli, il borgo
di S.Maria e le Porte. Dallo spalto orientale si domina
invece la fossa. Il torrione Marino vi scende scarpato e cos'
pure le muraglie, interrotte dallo sperone d'Alviano. La
fossa è cinta da un alto muro. La visione si allarga sulla
vecchia cartiera Jacob e sui vari opifici allineati nella
gola del Leno. Il vasto piazzale vicino, pavimentato con
lastre di porfido, si tende, aereo, tra il torrione Marino,
lo sperone d'Alviano e il torrione Malipiero. E' grandemente
panoramico, vi si abbraccia
lo scenario urbano di Rovereto, la vecchia città,
quella Settecentesca, contemporanea, la fascia collinare, le
valli dell'Adige con i villaggi, castelli, i vigneti e la
corona dei monti. L'ampio terrazzo fu ricavato dai resti
degli apparati fortificatori Veneti e Imperiali,
nell'immediato primo dopoguerra e intitolato dal Rassaro:
Piazzale delle Genti in riferimento alla vicina Campana dei
Caduti. Essa, infatti, troneggiava sul bastione Malipiero
fino al 1960. Pesava 170 quintali. Vi fu issata nel maggio
del 1925 e battezzata <Maria Dolens>. Era stata fusa da
Colbacchini, a Trento nell'ottobre dell'anno precedente su
progetto dello scultore Stefano Zvech con il bronzo dei
cannoni dei 19 stati che parteciparono alla Prima Guerra
Mondiale. Pensata da Antonio Rossaro, che fu il fondatore
dell'<Opera internazionale campane>, suonava ogni sera per i
caduti di tutte le guerre e divenne rapidamente il simbolo
moderno di Rovereto. Rifusa nel 1965, fu trasferita sul
colle Miravalle di dove, nel maggio dell'anno seguente,
riprese il compito per il quale era stata voluta. Dal
piazzale si può ammirare l'armonia geometrica dello sperone
di Alviano che suggerisce l'ordine delle coordinate per il
tiro d'artiglieria. ci si può affacciare alla gran cavità
circolare, dal tormento archeologico, del torrione Malipiero,
il cui coronamento fu modificato, per installarvi il
traliccio della campana. Vi si notano il giro di 4
cannoniere in casamatta e il pozzo di alimentazione per le
artiglerie. Le palle di cannone sono veneziane. Furono
rinvenute nel primo dopoguerra nei depositi, ancora intatti
dopo quattrocento anni, lasciate dai veneti nei cunicoli e
nei
camminamenti. La
santabarbara si trovava nel ventre del Torrione
Marino, l'unico dei tre torrioni che abbia conservato
pressocchè intatto il coronamento. Esso rappresenta la
sola formidabile espressione trentina superstite
dell'architettura militare rinascimentale. Dal torrione
Malipiero una scaletta scendeva alla Loggia dei Cavalieri
è, quindi, alla Loggia Balbis che scorre, merlato sulla
cortina che unisce il Palazzo al Torrione. Appoggiato al
fianco meridionale del medesimo, si innalza fino ai lavori
degli anni Venti, una sola torre quadrangolare, 5 merli a
coda di rondine per lato al coronamento, asta sommitale
per la bandiera, giro di finestroni della cella campanaria
sotto l'orologio ( a cifre romaniche ), angoli bugnati.
Sembra essere state erette nel XVII secolo e
successivamente sopralzato. L'orologio vi fu installato
nel 1846 ed era opera di Carlo Zanoni. Le 2 campane furono
levate dagli Austriaci nella Prima Guerra Mondiale, La
maggiore era stata fusa dal veronese Franco Cavadini nel
1841. Risaliva forse a quel periodo la dipintura del
quadrante dell'orologio. La torricella fu eliminata per
far posto alla campana. La fossa del castello, invece, si
allunga ad <elle> a nord e a sud del castello. Occupa uno
spazio di 2000 mq. circa. E' in comunicazione con la
fortezza tramite due posterle, vi si affacciano i due
torrioni, Malipiero nell'angolo nord-ovest, e Marino,
nell'angolo opposto, e vi si interna scarpato lo sperone
d'Alviano. Un ingresso carraio vi fu aperto verso via
delle Fosse. L'alto muro di cinta separa l'area
dell'impianto castellare dai parchi e dalle campagne. E'
ombreggiata da ippocastani.
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